“I primi 100 giorni di ricerca in U.K. sul mesotelioma”

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Posted on 2 febbraio 2015

Professor Mutti, il 13 ottobre 2014 ha assunto la cattedra di Ricerca sul cancro all’Università di Manchester. È giusto l’ora del classico bilancio dei primi 100 giorni… Che ambiente ha trovato in Inghilterra?

Molto competitivo ma stimolante. In particolare la ricerca sul mesotelioma è molto vivace e di qualità.

 

Che tipo di rilievo e di attenzione ha in Inghilterra la ricerca sul cancro e sul mesotelioma in particolare?

Nel Piano Strategico Quinquennale dell’Istituto di Ricerca Biomedica della Salford University la ricerca traslazionale in ambito oncologico è stata posta come priorità assoluta. Inoltre il National Institute for Health Research (NIHR) e la British Lung Foundation (BLF) pongono il mesotelioma come priorità di ricerca.

 

Ci ricordi brevemente cosa significa “traslazionale” e perché questo tipo di ricerca è importante.

Significa portare nella pratica clinica le evidenze trovate in laboratorio. Questo tipo di ricerca è una delle tre priorità dell’Università di Salford e nell’ambito della ricerca traslazionale  i tumori pediatrici e il mesotelioma sono stati posti come obiettivi prioritari.

Ma a fondi, risorse destinate alla ricerca, qual è la situazione in Inghilterra?

Be’, parlando di strutture è appena stato finanziato con 5 milioni di sterline (circa 6 milioni e 660mila euro, ndr) un nuovo laboratorio per la ricerca sul cancro, che sarà a servizio delle due cattedre di riferimento: quella di “Ricerca sul cancro” e quella di “Medicina molecolare”.

Ma la ricerca la fanno le persone ed è in programma l’assunzione di tre nuovi ricercatori, due pagati dall’Università per uno specifico progetto sul mesotelioma e un altro pagato dal British Council per lavorare su mesotelioma e tumore al polmone.

Questa attività ha prodotto nuove pubblicazioni scientifiche?

Tra novembre 2014 e gennaio 2015 sono stati pubblicati altri due nuovi lavori di genetica del mesotelioma su riviste scientifiche con Impact Factor di 4 e 7 (un indice che indica il prestigio della testata, più è elevato più la rivista è prestigiosa, ndr) in cui sono stati validati sperimentalmente (in collaborazione con l’Imperial College di Londraalcuni geni che sembrano essere fortemente coinvolti nella prognosi dei pazienti con mesotelioma.

Questi geni sono stati identificati attraverso un macchina sequenziatrice circa tre anni fa e il lavoro sta portando a qualche risultato rilevante.

Ma deve essere validato in modo definitivo su migliaia di campioni di tessuto, cosa che si sta facendo a Cambridge in questi mesi.

 

Quando stima che si potranno avere i risultati di questa ricerca e che prospettive potrebbe aprire?

Fra le centinaia di geni alterati quelli che appaiono importanti, perché – pare – hanno un ruolo effettivo nello sviluppo del tumore, sono quattro. All’Università di Cambridge in questo momento stanno anche lavorando per cercare le proteine che già sappiamo essere espresse in maniera anomala e che possono essere inibite con dei farmaci. Un lavoro che viene effettuano su un numero elevatissimo di campioni: un migliaio da altrettanti pazienti frazionati su preparazioni multiple e di 200 differenti linee cellulari di mesotelioma. Si sta anche lavorando sul DNA circolante, cosa che consentirà in futuro di avere importanti informazioni anche attraverso semplici esami del sangue.

 

Dicevamo dei tempi…

Pensiamo ragionevolmente di ottenere in sei mesi la validazione dei target già individuati e di continuare su altri nel giro di tre anni.

Ma man mano che si ottengono risultati si lavora con le case farmaceutiche per testare farmaci spedifici per i targets individuati ed attivare nuovi trials. In due anni un paio di un nuove sperimentazioni dovremmo riuscire a farle partire.

 

Ci sono altri progetti o collaborazioni con altri centri di studi e di ricerca?

Con il British Council e alcuni gruppi di ricercatori in Turchia si sta avviando un progetto di screening degli esposti ad erionite (una roccia vulcanica che provoca il mesotelioma, ndr) con una nuova metodica messa a punto qui a Salford per altre neoplasie ambientali.

C’è poi il network tra Università di Manchester, Cambridge e Oxford per nuovi marcatori prognostici e target terapeutici.

Continua poi la collaborazione con la British Columbia Cancer Agency per il trial di fase I e, sempre a Vancouver, si sta iniziando un progetto per utilizzare un nuovo metodo di “trasporto” del sangue dei farmaci.

Stiamo anche lavorando con l’Università di Sydney e il Cancer Centre di Honolulu per l’applicazione ai pazienti con mesotelioma anche (un trial è infatti già aperto) dei risultati ottenuti con l’analisi dei miRna fatta con il prof. Croce in Ohio.

 

Ci sono sperimentazioni cliniche attualmente in Inghilterra?

In Inghilterra sono stati aperti trial collaborativi in molte città (Leicester, Cardiff, Londra ed ovviamente Manchester).

Alcuni, a nostro avviso, molto promettenti perché basati su robusti dati sperimentali.

Purtroppo la situazione in Italia e, in particolare, sulla ricerca dei tumori da amianto, ci consente – eventualmente – di trattare i pazienti italiani solo qui, per ora. 

 

Sono in programma momenti di confronto particolarmente rilevanti a livello internazionale sul mesotelioma e sulle nuove possibili terapie?

Si sta lavorando all’IMIG (International Mesothelioma Interrest Group) per il 2016 che si terrà a Birmingham.

Come comitato organizzatore intendiamo incentrare i lavori sulla terapia personalizzata del mesotelioma che consentirebbe di fare teorie mirate per ogni singolo paziente, esaminando le caratteristiche specifiche di ciascun tumore, evitando così di somministrare terapie senza sapere prima se ci sarà o no una risposta.

Altro appuntamento importante sarà invece l’annuale meeting del MARF (Mesothelioma Applied Research Foundation) – di cui sono membro del comitati scientifico   tra poco più di un mese a Boston. Sarà l’occasione per uno scambio di opinione con gli altri esperti in questa particolare branca della medicina.

credits : Il Monferrato 

 “I primi 100 giorni di ricerca in U.K. sul mesotelioma”

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