Published by gliberato_43007z91
Posted on 11 ottobre 2016
Raccolta dell’anamnesi ed esame obiettivo
Il medico, nella fase di raccolta dell’’anamnesi, si prefigge lo scopo di scoprire eventuali sintomi e fattori di rischio. Per tale motivo dovrà porre al paziente domande riguardanti la professione, le abitudini di vita, la storia clinica e le condizioni attuali di salute.
L’esame obiettivo (la comune “visita) fornisce informazioni riguardanti i segni della malattia. In un soggetto affetto da mesotelioma pleurico si potrebbe riscontrare la presenza di un versamento pleurico, mentre un’’ascite o la presenza di una massa palpabile a livello addominale possono essere segni di mesotelioma peritoneale.
Tecniche d’’immagine
Le tecniche più utilizzate sono le comuni indagini radiologiche, la tomografia assiale computerizzata (TAC) e la risonanza magnetica nucleare (RMN).
L’’esame radiologico del torace può fornire reperti indicativi di quelle alterazioni patologiche conseguenti all’’esposizione all’’asbesto ed in via di evoluzione tumorale. E’’ in grado di mostrare ad esempio la presenza di versamento pleurico e di zone di calcificazione, l’’ispessimento irregolare delle pleure, l’’assottigliamento delle fessure tra i lobi polmonari.
La TAC e la RMN riproducono una serie di immagini dettagliate di aree selezionate del corpo. In tal modo può essere rilevata la presenza di masse e di esse è possibile valutare l’’estensione ed i rapporti contratti con le strutture circostanti. La TAC può essere condotta anche mediante l’’ausilio di mezzo di contrasto, ovvero dopo aver iniettato in una vena del paziente una sostanza che, distribuendosi nei tessuti, aumenta la qualità delle immagini e quindi l’’accuratezza dell’’esame.
Le tecniche di immagine sono quindi di fondamentale importanza sia nella fase diagnostica sia nella successiva fase di stadiazione. Tuttavia non forniscono informazioni sulle caratteristiche istologiche di un tumore, e talora solo queste ultime consentono di discriminare una forma tumorale dall’’altra. Può essere ad esempio posto il dubbio diagnostico tra mesotelioma, carcinoma al polmone o sarcoma. La certezza diagnostica richiede quindi un ’’ulteriore tappa, rappresentata dalla biopsia o dall’’esplorazione chirurgica.
Procedure invasive
Per confermare la diagnosi di MMe è necessario eseguire una biopsia o, nel caso siano presenti versamento pleurico o ascite prelevare ed esaminare una piccola quantità di liquido.
Nei pazienti che presentano un versamento pleurico, un campione di tale fluido può essere ottenuto mediante toracocentesi. Tale tecnica consiste nell’inserire un ago nel torace fino a raggiungere lo spazio pleurico e nell’’aspirare liquido. Il liquido così prelevato, viene successivamente inviato al laboratorio per essere sottoposto a test citologici che daranno informazioni sulla sua composizione e sull’’eventuale presenza in esso di cellule tumorali. In maniera analoga si può, mediante paracentesi, evacuare ed analizzare il liquido ascitico in caso di sospetto mesotelioma peritoneale. Il valore diagnostico dell’’esame di tali fluidi è tuttavia limitato dall’’impossibilità di determinare con esso il tipo cellulare (epiteliale, sarcomatoso o misto) del tumore ed inoltre dall’’alta frequenza di falsi negativi. Per queste ragioni, il medico, se non sono presenti controindicazioni, suggerirà l’’esecuzione di una biopsia.
La toracoscopia è un piccolo intervento chirurgico mediante il quale è possibile ottenere campioni di tessuto pleurico. Il chirurgo esegue un’’incisione di ridotte dimensioni sulla parete toracica e vi introduce all’’interno un sottile tubo munito di una micro-telecamera connessa con un sistema video. In tal modo il chirurgo può vedere il tumore e prelevarne un campione. La laparoscopia è l’’equivalente della toracoscopia a livello addominale ed è eseguita per visualizzare una lesione da mesotelioma peritoneale ed asportarne campioni.
Il prelievo di più ampie zone di tessuto è possibile mediante toracotomia e laparotomia. Durante tali interventi chirurgici, che richiedono l’’apertura del torace e dell’’addome rispettivamente, è talvolta anche possibile l’’esportazione dell’’intera massa tumorale.
Un’’altra procedura consiste nella mediastinoscopia. Il sottile tubo munito di videocamera viene introdotto all’’altezza del collo e fatto scivolare al di sotto dello sterno in direzione del torace. Questa metodica permette al chirurgo non solo l’’esecuzione della biopsia, ma anche la valutazione dei linfonodi presenti nel mediastino. Nonostante l’’interessamento linfonodale sia nel mesotelioma piuttosto raro, questo esame può essere utile per stabilire se la malattia è ancora localizzata o se è già in fase di diffusione e, quando necessario, fornisce indicazioni che consentono di distinguere il mesotelioma dal cancro polmonare.
Nei pazienti affetti da mesotelioma pleurico può esistere l’’indicazione ad una broncoscopia: in questo caso un tubo flessibile viene introdotto attraverso la bocca e spinto lungo la trachea ed i bronchi. In tal modo si può ricercare la presenza a livello delle vie respiratorie di eventuali masse da biopsiare.
Una volta prelevato, il campione tissutale viene osservato al microscopio. Questo passaggio, tuttavia, frequentemente non fornisce informazioni sufficienti alla formulazione della diagnosi. Microscopicamente il mesotelioma può infatti presentare aspetti simili a molti altri tipi tumorali. E’’ talora impossibile distinguere un mesotelioma pleurico da un cancro polmonare ed analoghe difficoltà di diagnosi differenziale possono aversi con il mesotelioma peritoneale ed il carcinoma ovarico. Per distinguere il MMe da altre forme neoplastiche si utilizzano quindi specifici test di laboratorio condotti sul campione bioptico. Molti di questi test mirano al riconoscimento di specifici markers espressi dalle cellule del MMe mediante l’’impiego di tecniche istochimiche ed immunoistochimiche. Complementare a questi è l’’osservazione con microscopio a scansione elettronica, il quale consente ingrandimenti fino a 100 volte superiori rispetto a quello convenzionale.
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